“Qualcuno” esclamava qualche anno fa che questa ulteriore tecnologia basata sulla blockchain non avesse un futuro. Un po’ come le criptovalute che, paragonate alla grande bolla dei tulipani, erano considerate da “molti” (non faccio nomi ma la lista sarebbe lunga) un mero schema Ponzi. Eppure ancora oggi, dopo più di dieci anni, per essere specifici dalla notte di Halloween del 2008 data in cui è stato presentato il whitepaper relativo al protocollo Bitcoin da parte dell’entità nascosta Satoshi Nakatomo, si parla di blockchain e “alcune” criptovalute hanno raggiunto una capitalizzazione di mercato che supera 1 Trillion USD.
Ma concentriamoci sugli NFT partendo proprio dall’acronimo: Non-Fungible-Token, ergo token (gettone digitale o digital coin) non-fungible (unico e non riproducibile).
- Cosa significa?
Gli NFT sono dei Token, ovvero degli asset a cui è stata attribuita una sorta di “targa” o firma digitale unica registrata su blockchain e perfettamente tracciabile che fungono da attestato di autenticita’ e proprieta’ dell’asset (digitale e non) a cui sono associati.
Facciamo un paio di esempi:
Jack Dorsey, ceo e founder di Twitter, grazie alla tecnologia NFT, e’ riuscito a vendere il suo primo tweet risalente al 2006 per 2,9 Milioni di USD nel 2021.
Nello stesso anno l’opera digitale che racchiude il collage di 5 mila quadri digitali realizzata dall’artista Beeple è stata battuta all’asta da Christie’s per 69 Milioni di USD.
Cosa hanno in comune i due acquirenti delle opere digitali prese come esempio?
Sicuramente parecchi fondi a disposizione, ma soprattutto il fatto di essersi aggiudicati delle opere d’arte di cui non hanno acquistato la proprietà fisica come tradizionalmente avviene con la compra vendita di questi asset, bensì proprietà digitale. Follia? Dipende dai punti di vista ma i numeri relativi agli NFT sono sicuramente dalla parte dei folli al momento.
Per andare più sul “tecnico”, entrambe le opere sono state trasformate in NFT e di conseguenza è stato possibile rivendere la proprietà di questi asset digitali garantendo al venditore di ricevere il prezzo richiesto e all’acquirente di possederne il diritto di proprietà e certificato di origine dell’opera d’arte su blockchain che, ricordiamo per chi ancora non lo sapesse, rappresenta un registro digitale distribuito nel quale i dati immessi non sono soggetti ad alterazione.
Lo so, in molti avete pensato “se faccio un semplice screenshot o download dell’opera di Beeple non è la stessa cosa?” Certo! Così come posso avere una riproduzione stampa della Monna Lisa acquistata al negozio di souvenir all’uscita del Louvre.
L’introduzione degli NFT nel mondo online diventato ormai un “far west” dove il “fake” è dietro l’angolo, rappresenta un modo efficace e soprattutto certificato per assegnare valore, autenticità e appartenenza a beni digitali. É anche vero che al momento stiamo vivendo un periodo di forte Hype in cui c’è tanta “bro knowledge” e poco “professional know-how” ma se riflettiamo sul potenziale che questa tecnologia può avere nei confronti delle aziende, dei professionisti tra cui artisti digitali e non, e sulle diverse opportunità remunerative sicuramente vale la pena fare una riflessione in merito.
Su questo ultimo punto ne parleremo in seguito nel prossimo articolo.